Susan Moretto - Piratesse


Incipit del racconto

Rimasi in piedi, ritta come un fuso nonostante le fitte di dolore al braccio destro, mentre Jack iniziava il suo spettacolo per i nostri ospiti. Ormai c’ero abituata, dopo più di un anno sotto il servizio di John Rackham, meglio conosciuto come Calico Jack, il più temibile pirata del Mar dei Caraibi.
Camminava lungo il ponte della sua nave, la William, impettito ed elegante nello sgargiante abito di cotone a righe rosse e blu, che faceva ben poco per nascondere i muscoli torniti e l’alta statura. Uno sbuffo birichino di vento gli strappò il cappello dalla piuma viola spargendo i suoi morbidi capelli castani, ma un mozzo con un piccolo balzo lo riacciuffò in tempo. Ormai eravamo tutti abituati a quello stramaledetto affare che svolazzava in giro, neanche fosse dotato di vita propria, e alle scenate di Jack quando lo perdeva. Stupendo quanto vanitoso, il mio capitano, tanto che il suo soprannome era dovuto proprio alle mise colorate che sfoggiava in ogni occasione.
Si calcò nuovamente il cappello in testa, oscurando la parte superiore del volto e spegnendo il bagliore dagli occhi color nocciola, riprese la sua passeggiata lungo il ponte, la sua spada gocciolante sangue che lasciava una scia sul ponte. Finalmente si rivolse ai sette uomini in fila davanti a lui, inginocchiati a terra, laceri ma ancora vivi.
E spaventati. Davvero molto, molto spaventati.
«La domanda che vi pongo è semplice, patetiche creature.»
Durante l’abbordaggio, gli uomini a bordo dello sloop olandese avevano sentito riecheggiare la voce profonda di Jack, che intimava al suo equipaggio di ammazzare senza pietà quei cani cenciosi, e più di qualcuno rabbrividì nell’ascoltare nuovamente la voce capace di ordini tanto crudeli.

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