Beatrice Da Vela - L'età dei passerotti


Incipit del racconto

La maestra la accolse con un sorriso severo, ordinando con voce sanguinante alla serva di andare a posare i bagagli al piano di sopra. Anattoria osservò il baule sparire per il corridoio e due lacrime le rotolarono giù lungo le guance. Ripensò alla casa che aveva lasciato dieci giorni prima, alle strade di Mileto, all’arrivo spazioso. E ai tanti giorni di mare denso e scuro. Quasi avrebbe desiderato esser morta.
Seguì la donna, pulendosi il viso alla palla. Perché non le parlava? Perché non diceva neppure una parola su quelle lacrime? Entrarono in una grande stanza illuminata da tante lucerne quante non ne aveva mai viste. Altre ragazze erano intente a qualche attività: qualcuna tesseva al telaio con mani veloci, mentre due compagne dipanavano una lana bianchissima. Chi giocava con bambole o pettinava i lunghi capelli di una compagna. La donna rimase sulla soglia della stanza e la invitò, sfiorandole la schiena, a raggiungere le altre, poi scomparve.
Anattoria si accostò a un gruppo di ragazze come lei, che sedevano su cuscini, intente ad ascoltare una ragazza più grande. Recitava una poesia bellissima con voce chiara e allo stesso tempo dolce, pareva una melodia. La lettrice aveva una folta chioma riccia color legno e due occhi verdi che parevano piccole foglie. Nessuno si accorse di Anattoria o fece cenno di accoglierla nel cerchio delle editrici. Si accostò a loro in disparte, rimanendo ad ascoltare.
Osservando meglio le altre ragazze, si accorse che erano vestite tutte in modo simile, con chitoni dello stesso colore candido. Solo lei aveva ancora indosso i vestiti salmastri del viaggio. Si vergognò profondamente di se stessa ed ebbe l'impulso di fuggire: ma dove sarebbe potuta andare? Non le rimase che lasciarsi trasportare dalla melodia di quelle parole.

[...]